Vicenda Cialente-Asl, il Sindaco: "La mia posizione è perfettamente regolare"
Poiché ho capito che, in nome della trasparenza, la città si aspetta
di sapere tutto, anche della vita privata del Sindaco (ho ancora una
vita privata?), ricostruisco i fatti che riguardano la mia vicenda con
la ASL, scusandomi se sono troppo prolisso.
Ho spiegato più volte quali sono i motivi che mi hanno spinto a
tornare a lavorare all'Azienda Sanitaria Locale dopo ben 12 anni di
aspettativa per incarichi politici.
Nulla di eroico, poiché pressoché tutti i sindaci di città come la
nostra lavorano, oltre a svolgere l'incarico affidatogli dagli
elettori, a meno che non siano pensionati o ricchi di famiglia. Tutto
ciò, perché il Parlamento ed il Governo hanno stabilito che i compensi
di sindaci assessori e consiglieri comunali di queste città (numero
popolazione) siano giustamente bassi, forse per dare il segnale che si
deve amministrare per passione e generosità, ma anche per compensare
quanto viene dato a consiglieri regionali e parlamentari. Per
quest'ultima affermazione ritengo di essere ben informato, visto che,
pur cedendo ai D.S. oltre il 55% di quanto percepivo come Deputato,
vivevo benissimo percependo addirittura qualcosa in più rispetto alla
mia ultima denuncia dei redditi dell'anno 2000 che riportava cifre
pari a 125 milioni di lire. Tutto regolarmente documentato e
pubblicato a norma di legge.
Su questa mia scelta obbligata si è scatenata una canèa notevole, che
stranamente ha colpito solo me e non atri miei colleghi medici e
sindaci come ad esempio il mio amico Brucchi che, come è noto, è
primario chirurgo all'ospedale di Teramo.
Prima di rientrare nella ASL parlai a lungo con il direttore Giancarlo
Silveri, spiegandogli le difficoltà della mia vita da sindaco e
illustrando le mie necessità. E' noto che io lavoro in Comune dalle
ore 8,00-8,30 fino alle 18,30-19,00, orario nel quale, giustamente,
dirigenti, funzionari ed amministratori staccano e non mi vogliono più
sentire (li capisco).
Alla luce della mia seconda specializzazione di medico del lavoro, il
Direttore Generale mi affidò l'incarico di curare il settore del risk
management (che nella nostra ASL è indietro di anni) e mi raccomandò,
visto che potevo organizzarmi gli orari lavorativi, di non lavorare la
domenica e oltre le 22,00 poiché sarebbero scattate indennità notturne
e festive alle quali (a suo dire, ed ha ragione) non avevo diritto.
Fui assegnato alla Dott.ssa Patrizia Masciovecchio che da anni avrebbe
dovuto seguire il settore risk management. Con la dottoressa concordai
inizialmente di lavorare su 4 giorni a settimana oltre al sabato.
Successivamente, a causa dei miei impegni, le spiegai, verbalmente
(mia colpa, perché con certe persone è bene scrivere) e lo dissi anche
al Direttore Generale, che a causa dei miei continui spostamenti a
Roma per perorare le molteplici ed importantissime cause della città e
degli aquilani, potevo lavorare pressoché solo dalle 19,00 alle 22,00
e il sabato intero, per recuperare i giorni nei quali sono fuori per
incarichi istituzionali.
Ho fatto questi orari per mesi, durante i quali ho anche pregato
ripetutamente la ASL di aggiornare i miei tabulati che continuano,
invece, ad essermi inviati errati. In Azienda non hanno preso neanche
in considerazione le mie richieste.
Nonostante ciò, ho svolto seriamente il mio lavoro (oltretutto
interessantissimo).
Per mia disgrazia, nelle ultime settimane, è ripartito un attacco
efferato da parte del centro destra e da alcuni noti “snob” aquilani,
alcuni dei quali non hanno mai lavorato veramente.
Due giorni fa, dopo aver partecipato ad un convegno ed essere stato a
Roma in una delle più importanti riunioni per il futuro della città,
mi sono recato, nel mio ufficio alla ASL alle 19,15.
Qui ho trovato un perentorio ordine di servizio con il quale mi si
impone di distribuire il mio orario di lavoro su 4 giorni, ma
soprattutto di non lavorare il sabato pomeriggio dopo le 14,00 (ore
delle quali ho bisogno).
Nell'ordine di servizio si dice che l'ufficio presso il quale lavoro
non osserva l'orario pomeridiano il sabato. Falso colossale! In
quell'ufficio il sabato pomeriggio ho sempre lavorato con altri
colleghi, come risulta dai tabulati in possesso della Direzione
Generale che riportano le loro presenze.
Questi sono i fatti.
Leggo da varie fonti che questo provvedimento è frutto di un fatto
interno alla ASL e che tale deve rimanere. Troppo comodo! Io non credo
che sia così.
A parte una valutazione personale, che non riguarda certamente il
sindaco dell'Aquila, ma il professionista dipendente della ASL Massimo
Cialente, che non può essere trattato con metodi intimidatori, ma deve
essere trattato come qualsiasi altro impiegato, è chiaro che questo
ordine di servizio è stato dettato con la precisa volontà di pormi
nella condizione di dover scegliere tra il mio lavoro alla ASL e il
mio ruolo di sindaco. Non si spiega perché solo al sottoscritto, nel
Servizio di Medicina Legale debba essere vietata la presenza in
ufficio nel pomeriggio del sabato, come fanno tutti gli altri
dipendenti. Si tratta di un vero e proprio segnale politico. Da
notizie raccolte personalmente presso la direttrice amministrativa,
sembrerebbe che la Dott.ssa Masciovecchio avrebbe assunto questa
decisione perché preoccupata da pesanti telefonate anonime ricevute,
con le quali la accusavano di coprirmi per chissà quali fini, e che la
mia persona era ormai fonte di un pesante imbarazzo.
Voglio fare una riflessione (che non riguarda solo me, ma tutta la
città) sugli atteggiamenti di vero e proprio stampo mafioso che ci
troviamo a dover subire, omertosi, violenti e volgari. In questi
giorni, sono al centro di attacchi (o tentativi di attacchi) a vari
livelli, perché ho deciso di rompere con questi meccanismi, questi
comportamenti e i pesanti interessi che vi si celano dietro. Lo sto
facendo senza risparmiare nessuno, neanche coloro che mi sono più
vicini.
Di fronte alle mie rimostranze e alla richiesta di spiegazioni in
merito al fatto che la ASL mi renda impossibile fare quello che fanno
quotidianamente altri miei colleghi medici ed amministratori (il
direttore generale della ASL di Teramo, dr. Varrassi, avrebbe mai
pensato o deciso una cosa simile nei confronti del sindaco Brucchi?)
solo per alcune telefonate anonime, ho comunicato alla direttrice
amministrativa Cavalli e alla direttrice sanitaria Cicogna, che sono
pronto a tornare in aspettativa, togliendo l'imbarazzo che la mia
presenza avrebbe indotto, in attesa di procedere ai ricorsi sindacali
di legge.
Il Direttore Generale mi ha telefonato dall'estero, chiedendomi di
aspettare lunedì perché mi vuole parlare (non so cosa mi vorrà dire),
negando che fosse a conoscenza di questo atto di intimidazione e
prevaricazione nei confronti di un dipendente, e non del Sindaco,
sottolineo!
Aspetterò lunedì per essere ufficialmente, ma delicatamente, cacciato,
perché non posso credere che un primario si possa permettere di fare
un simile atto senza avere informato i vertici della ASL: Capo
Dipartimento Dott. Matricardi, Direttore Sanitario Dott.ssa Cicogna,
Direttore Amministrativo Dott.ssa Cavalli, lo stesso Direttore Generale.
Atto, ripeto, sia chiaro, non contro il Sindaco dell'Aquila, ma contro
un dipendente qualsiasi quale io sono oggi (o forse ero) della ASL.
Certo, potrei chiedermi se stavo dando fastidio perché quello è un
posto di verifica del modo di lavorare nell'Azienda Sanitaria Locale,
ma sarebbe forse eccessivo, anche se lì si possono cominciare a capire
molte cose. La sanità aquilana sta vivendo un momento molto difficile
per i vergognosi e vigliacchi ritardi della ricostruzione
dell'ospedale cittadino e per il clima che si registra tra gli
operatori (basti pensare che alcuni si sono “menati” in corsia).
Con il comitato ristretto dei sindaci stiamo cercando di capire e
portare soluzioni, anche se (come è accaduto nel caso dei reparti di
medicina) quanto da noi deciso non è stato poi applicato dal Direttore
per scelta di un gruppo di medici del comitato di direzione che si
sono addirittura infastiditi dal fatto che i sindaci della Provincia
possano discutere delle loro carriere, alle quali piegano i destini
dell'organizzazione sanitaria e quindi dei pazienti. Probabilmente, in
questa città dove alcuni pensano di lanciare segnali mafiosi, si
continua a pensare di poter intimidire. Per quanto mi riguarda,
continuerò ad operare, come responsabile della sanità, senza guardare
in faccia nessuno, dipendenti o meno della ASL.
Poiché so che tutti, compresa l'autorità giudiziaria, leggono tutti i
giornali ed i siti, penso che sarebbe utile se, Guardia di Finanza o
Carabinieri, acquisissero un po' di tabulati di presenze dei
dipendenti ASL, a cominciare dai miei per capire se ho commesso
illeciti!
Ultima cosa. La sera del fatto ho parlato con mia moglie ed i tre
figli di quanto accaduto. Anche loro cominciano a pensare che essere
Sindaco dell'Aquila, per certi angusti ed oscuri angoli ancora troppo
bui, che la rendono una realtà difficile, richiede di pagare prezzi
molto alti. Ma io li pago e li pagherò tutti!
Massimo Cialente