Concorsi per le assunzioni di personale per la ricostruzione, l'Assessore Leone: "Vanno considerati tutti gli aspetti"
In questi giorni si sono accese molte polemiche sulle modalità di accesso ai concorsi pubblici che saranno banditi, nei prossimi giorni, dal Ripam (organismo per la Riqualificazione della Pubblica Amministrazione), per l'assunzione a tempo indeterminato degli addetti al processo di ricostruzione dei territori ubicati all'interno del cratere sismico. Ritengo necessario tornare sull'argomento per chiarire meglio alcune questioni controverse.
La prima riguarda la presunta incostituzionalità dell'accesso diretto al concorso, ovvero senza prove preselettive per coloro che hanno lavorato per almeno un anno ai processi di ricostruzione, avendo un formale rapporto di lavoro con gli Enti Locali, la Regione e le Strutture Commissariali. Questa opportunità non lede l'articolo 97 della Costituzione, che prevede l'obbligo di un concorso per l'accesso al lavoro pubblico, in quanto tutti dovranno sostenere le prove concorsuali, aperte in campo nazionale. Si potrebbe invece configurare una lesione del principio di uguaglianza, ma l'amministrazione ritiene che sia lecito riconoscere il valore dell'esperienza e della formazione maturata in questi anni da parte di chi ha lavorato in condizioni difficili e straordinarie. Ci sono precedenti che avvalorano tale tesi, nonostante il pronunciamento del Consiglio di Stato: a questo punto saranno il Formez (organismo interno al Ripam che si occupa di concorsi) e il Ministero competente a decidere. La seconda questione riguarda la necessità di distinguere tra diverse forme di contratti precari, riconoscendo valore solo a quelli a tempo determinato stipulati a seguito di una selezione pubblica. Se tuttavia il principio è quello di valorizzare l'esperienza lavorativa non si capisce perché si dovrebbero fare distinzioni tra persone che hanno fatto lo stesso lavoro, per lo stesso tempo e magari, come nel caso dei dipendenti con contratti co.co.pro, con condizioni più sfavorevoli. Infine la questione degli staff politici, che ha mosso grande indignazione. Sono contraria ai rapporti di tipo fiduciario nella pubblica amministrazione; tuttavia tutto l'ordinamento attuale si basa, in nome della governabilità, su questo tipo di rapporto che, oggi definito clientelare, fu salutato come un fatto di modernizzazione della burocrazia al momento della sua introduzione. Ritengo necessaria una battaglia seria per l'indipendenza e la professionalità dell'amministrazione pubblica; ma non credo la si possa fare demonizzando ragazze e ragazzi che hanno usato uno strumento legale per procurarsi un lavoro precario e subalterno. Alla Uil, che accusa l'amministrazione di non praticare la partecipazione e la concertazione sindacale, ricordo che la Rsu e le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil-Fp hanno ricevuto da me, in data 1 agosto, l'informazione sulla discussione in corso con il Ministero in merito ai profili professionali e al numero complessivo delle persone da assumere, oltre che sulle proposte fatte dall'amministrazione in base alle indicazioni dei dirigenti dei vari settori; e che è mancata, da parte sindacale, la richiesta, come previsto dal contratto, dell'attivazione di una fase di concertazione.
Mi stupisce, infine, che nessuno abbia rilevato che tra i profili professionali messi a concorso siano stati esclusi (anche se richiesti) quelli di tipo sociale, nonostante i nostri servizi oggi siano retti da personale che, attualmente in carico alla Protezione civile, dal gennaio 2013 non sarà più nella nostra disponibilità: è dunque prevalsa una visione della ricostruzione che ha sottovalutato le relazioni e i bisogni delle persone, e ha posto attenzione solo al ripristino delle abitazioni.
Mi sembra questo il problema più urgente da affrontare nei prossimi mesi.
L’Assessore
Betty Leone