Annunciato uno "sciopero fiscale" degli assegnatari Case e Map; il Sindaco Cialente: "sono molto preoccupato"
Sono molto preoccupato per ciò che sta accadendo, con gli assegnatari
di alloggi Case e Map che, fuorviati da prese di posizione politiche
sconsiderate da parte di alcuni consiglieri o da nobildonne, e guidati
dall’avvocato Corti, si avviano verso una sorta di sciopero fiscale.
Mi rivolgo a loro ma, soprattutto, a tutti i cittadini aquilani,
ribadendo e spiegando, per l’ultima volta, come stanno le cose.
Le recenti sentenze della Corte dei Conti e del Tar costringono i
dirigenti comunali a riscuotere canoni e utenze, nelle forme previste
dalle leggi dello Stato, che ha detto basta all’assistenzialismo,
nonché in base alle norme dettate dal Consiglio comunale. Per quanto
riguarda gli affitti, coloro che erano affittuari in case classificate
E, rispetto a cittadini affittuari in Case B e C, hanno la fortuna di
pagare canoni irrisori, posto che questi sono di 2,60 euro al metro
quadro, arrivando a 1,5 euro al metro quadro a Bagno o ad Arischia
(prezzi che non ti farebbe neanche la mamma!). Inoltre la giunta
comunale, per andare incontro alle situazioni più difficili, ha
previsto, per le fasce reddituali più basse, fitti di 15- 25 o, al
massimo, 50 euro al mese, indipendentemente dalla cubatura
dell’appartamento, costo minore quindi di tre pacchetti di sigarette.
Non pagare questi affitti, con i cui ricavi si coprono le spese per le
manutenzioni dei 5mila 600 alloggi del complesso Case e Map, vuol dire
pretendere che tutti gli altri cittadini aquilani, che si pagano i
propri affitti e la gestione dei propri appartamenti, si debbano far
carico di assistere altri cittadini. Quindi si deve pagare, anche
perché, tranne pochissimi reali indigenti totali, credo che tutti
possano arrivare a 15 euro al mese. Ripeto ancora una volta che, per
tutti gli altri, pagare al massimo per 100 metri quadri 260 euro al
mese, nel quartiere di Sant’Antonio, è un privilegio raro rispetto
alle altre famiglie, non assegnatarie di alloggi Case e Map, che ne
pagano fra 600 ed 800.
Quanto al canone condominiale o di compartecipazione, la gestione
ordinaria di questi 5mila 600 alloggi, tra Case e Map, si aggira
intorno ad una cifra superiore ai 2 milioni l’anno, che il Governo ha
deciso di non tirare più fuori, dicendo: “adesso basta”. Lo scorso
anno solo per gli interventi sui Map il Comune dell’Aquila ha speso
oltre 300mila euro, soldi di tutti i cittadini aquilani, ai quali non
intendo chiedere di assistere 1.114 nuclei familiari. Anche in questo
caso le quote sono peraltro bassissime. Trovo pertanto pretestuoso ed
inaccettabile, ed il Comune infatti non lo accetterà, che non si
paghino queste somme, come peraltro previsto dalla legge. Basta con
questo assistenzialismo preteso da alcune persone che scambiano la
solidarietà con un privilegio!
Per quanto riguarda i pagamenti delle utenze, alla luce della sentenza
del Tar, i cittadini devono pagare le bollette, sino al 2013, sulla
base dei consumi individuali. Non vi sono scusanti, dunque, per le
morosità, se non quella di volerci marciare. Gli altri 58mila aquilani
si pagano, sin dal 2009 quelli rientrati nelle case A e
successivamente gli altri, il loro riscaldamento. Perché dovrebbero
pagare anche quello dei residenti nel progetto Case? Il pagamento a
metri quadri è stato deciso dal Parlamento italiano dopo una lunga
discussione della Commissione parlamentare competente, alla luce del
dato obiettivo, pubblicato sul sito del Comune dell’Aquila, che 1.350
nuclei familiari che occupano gli alloggi al piano terra pagano il
doppio di quelli che abitano al primo e al secondo piano. Sul
quotidiano Il Messaggero di oggi sono riportate le dichiarazioni della
signora Luciana, residente a Bazzano, che afferma di vivere in un
secondo piano e di non aver mai acceso il riscaldamento ma di avere
una temperatura di 22 gradi anche d’inverno. Poiché non credo ai
miracoli è chiaro che la signora viene scaldata dagli altri inquilini.
Persino un ragazzino di scuola media, che ha appena letto un libro di
fisica, capirebbe infatti che se la signora fosse l’unica residente in
quella piastra dovrebbe accendere il riscaldamento al massimo. Credo
che la dichiarazione di questa inquilina sia la riprova che il
Parlamento abbia fatto una scelta giusta, dal momento che non avrebbe
potuto accettare che 1.300 nuclei familiari, con appartamenti al piano
terra, pagassero il doppio di quelli che abitano al primo e secondo
piano. Vorrei ricordare, come risulta dagli atti parlamentari, che
quando la parlamentare Pelino si batté contro il calcolo del costo per
il riscaldamento in base ai metri quadri, definendolo
incostituzionale, il vice ministro all’economia Morante affermò
candidamente: “qual è il problema? Da sempre io pago in base ai
millesimi calcolati sui metri quadri”. Per i morosi delle spese di
riscaldamento, per i quali ricordo, tra l’altro, che il Comune
dell’Aquila ha accettato anche una rateizzazione, scatteranno dunque
tutte le procedure per il recupero dei crediti, previste dalla legge,
nonché gli sfratti. Su questo aspetto non ho alcuna remora. Se
qualcuno intende ricorrere alla Corte di Giustizia europea lo faccia
pure ma, intanto, paghi. Ogni mese, infatti, arrivano le bollette di
Enel Gas, il Comune dell’Aquila sta anticipando le somme, ma le messe
in mora che questi signori, non pagando, fanno scattare, fanno
maturare interessi che pagano tutti i cittadini aquilani. Intendo dire
basta! Per questo motivo saremo costretti a sospendere i pagamenti,
con il conseguente distacco dei contatori. Mi spiace perché, nel tempo
che impegneremo per sfrattare queste persone, anche coloro che hanno
pagato si ritroveranno senza acqua calda né riscaldamento.
Provvederemo comunque a spostarle in piastre “virtuose”. Sia ben
chiaro però che, con Equitalia, recupereremo tutto, compresi gli
interessi. A questo punto è un fatto di equità e giustizia fra tutti i
cittadini. In questo modo, soprattutto, intendo difendere l’immagine
dell’Aquila da chi ritiene che, nel post sisma, la città si sia
adagiata sulla pretesa dell’assistenzialismo. La sentenza della Corte
dei Conti e quella del Tar impongono ai nostri dirigenti di applicare
le leggi. Ebbene, le applicheremo. Soprattutto perché non intendo far
pagare a tutti gli aquilani le pretese o gli alibi di un migliaio di
nuclei familiari che ci stanno marciando. Chi si dovrebbe sentire
particolarmente vessato può fare quello che hanno dovuto fare
centinaia di famiglie aquilane: trovarsi una casa in affitto. Ma, a
questo punto, pagherebbero molto di più, sia di condominio, sia di
riscaldamento. Mi piacerebbe, in ogni caso, sapere quanto pagavano
questi signori per scaldare le loro case prima del sisma. Soprattutto
chi abitava in prestigiosi palazzi nobiliari e ci fece impazzire per
passare da un piano terra un primo piano, adducendo le motivazioni più
strampalate. Questa persona aveva evidentemente capito che, stando al
piano terra, avrebbe scaldato la famiglia a quello di sopra.
Furbescamente, così, ha chiesto di salire al primo piano ed ora fa la
pasionaria “con le Hogan”.
Il Sindaco dell’Aquila
Massimo Cialente