Incidente al metanodotto Snam nella Lunigiana, l'assessore Moroni: "Da noi sarebbe stata un'apocalisse"
“L’incidente sul lavoro che ha determinato l’esplosione di un tratto del metanodotto Snam in Lunigiana ha provocato un inferno. Da noi, in un territorio ad altissimo rischio sismico, lo scuotimento provocherebbe un’apocalisse”.
Questo il commento dell’assessore all’Ambiente Alfredo Moroni a seguito di quanto accaduto mercoledì a Tresana, in provincia di Massa Carrara, quando un tratto del metanodotto che da La Spezia porta il gas fino a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, è esploso, provocando un incendio con fiamme alte fino a dieci metri e causando il ferimento di dieci persone, di cui quattro in maniera grave.
“Quello che è successo - ha dichiarato Moroni - dimostra chiaramente che queste infrastrutture non sono poi così sicure come si vuol far credere alla popolazione e che sono sacrosante le rivendicazioni del coordinamento che si oppone alla realizzazione del gasdotto lungo la dorsale appenninica, in territori percorsi da migliaia di faglie attive e colpiti, negli anni, da terremoti devastanti, come avvenuto in Umbria, Molise e, tre anni fa, in Abruzzo. La tubatura che è esplosa durante i lavori di sostituzione, causando prima la fuoriuscita di gas a pressione altissima e poi, per effetto di una scintilla provocata da un macchinario, l’incendio devastante, aveva uno spessore di 90 centimetri. Quelle previste per il gasdotto “rete adriatica”, che dovrebbe interessare il nostro territorio, sono spesse 120 centimetri e hanno una portata e una pressione di gran lunga superiori. In Lunigiana le fiamme, alte fino a dieci metri, hanno invaso un’area di 400 metri di diametro, provocando un cratere largo 20 metri e profondo 7. Tutto ciò lascia presagire cosa sarebbe accaduto al metanodotto, in caso di sisma, in un territorio come il nostro. Altro che inferno, come ripeto sarebbe stata un’apocalisse”.
“Per questa ragione - ha proseguito l’assessore - ho preso contatti con il deputato Giovanni Lolli, che presenterà un’interrogazione parlamentare sull’accaduto e sul progetto della Snam per le aree appenniniche. Lunedì prossimo, 23 gennaio, inoltre, ho convocato, come direttore del coordinamento antigasdotto, una riunione dei sindaci e degli amministratori delle comunità che sono interessate dal passaggio di questa “autostrada del gas” di dimensioni ciclopiche, allo scopo di programmare ulteriori iniziative di mobilitazione che ribadiscano, con ancora maggiore forza, le ragioni di un no che ha la sua radice non in una chiusura pregiudiziale all’opera ma nella consapevolezza dei rischi che essa comporterebbe per il territorio. Nel corso della riunione, che si terrà alle ore 16 nella sede dell’assessorato comunale all’Ambiente, in viale Aldo Moro 30, i rappresentanti degli enti locali concorderanno i contenuti dei provvedimenti, da sottoporre ai rispettivi consigli comunali, sulla richiesta di parere che è stata formulata dal Ministero per lo Sviluppo economico in relazione all’opera, su istanza della stessa Snam. Quello che chiediamo e di cui ribadiamo le ragioni è una modifica radicale del percorso”.