Sanità, il sindaco Biondi: "Il sistema è a rischio tenuta, occorrono interventi strutturali"
“Senza immediati interventi strutturali è a rischio la tenuta del sistema sanitario abruzzese”. La denuncia arriva da Pierluigi Biondi, primo cittadino del capoluogo e presidente del comitato ristretto dei sindaci in provincia dell’Aquila. “I preoccupanti dati forniti dall’Anaao Assomed, il sindacato dei medici e dei dirigenti sanitari, rilanciati dal Sole24Ore parlano chiaro: tra pensionamenti programmati e di quanti sfrutteranno l’opportunità fornita dalla cosiddetta quota 100 nel giro di pochi anni vi sarà una pesante carenza di medici specialisti in settori nevralgici, come la medicina d’urgenza, la pediatria, la medicina interna, anestesia o rianimazione. – sottolinea Biondi – Dal 2025 vi sarà un deficit di migliaia di professionisti e in Abruzzo la situazione rischia di essere più grave che altrove per una serie di ragioni”. “Nella nostra regione, infatti, l’età media dei medici e del personale ospedaliero è tra le più alte in Italia ed è facilmente ipotizzabile un esodo che andrà necessariamente compensato con politiche lungimiranti e in grado di continuare a garantire l’erogazione di servizi di assistenza alla popolazione di qualità. – spiega il sindaco e presidente del comitato ristretto – Per meri calcoli ragionieristici la Regione, rispetto ai tetti di spesa del 2004, fino ad oggi ha compresso la spesa per il personale, non spendendo i 40 milioni che aveva a disposizione così come ha appesantito e ingessato l’apparato burocratico sanitario o rallentato i percorsi per le procedure selettive per le assunzioni che già, peraltro, scontano una lentezza endemica”. “Misure draconiane, come il blocco del turnover, che hanno generato e continuano a provocare la fuga verso gli ospedali del Nord Italia o in Europa dei giovani medici che qui, invece, vengono a formarsi. – conclude Biondi – Al nuovo presidente d’Abruzzo, Marco Marsilio, e al futuro assessore regionale alla Sanità il difficile, ma indispensabile, compito di affrontare la questione in sede ministeriale e di Conferenza Stato-Regioni perché programmare azioni incisive oggi, come ampliare il numero di posti nelle scuole di specializzazione, vuol dire salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini di oggi ma, soprattutto, di domani”.